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Situato in un bellissimo contesto naturale, sulle colline del quartiere di Careggi, il proprietario del corpo di fabbrica, il cui impianto risale alla seconda metà del 1800, ci ha affidato l'incarico del recupero architettonico dell'immobile, chiedendone la trasformazione senza snaturare l’aspetto lacustre circostante.
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Nato come mulino (da qui il nome toponomastico), nei primi decenni del 1900, è stato trasformato in edificio produttivo-artigianale, ed ha subito un ampliamento strutturale, fino a quattro piani fuori terra. Bombardato nel 1944 durante una incursione della R.A.F., è stato ricostruito nei primi anni '50, ed utilizzato fino al 1977 per attività artigianali. |
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Pre-intervento |
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Pre-intervento |
Un bellissimo contesto naturale fa da cornice all'intera struttura, a cui si accede oltrepassando il torrente Terzolle, varcando l'originario ponte ottocentesco a doppia arcata.
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I materiali utilizzati nelle varie fasi dei lavori di ristrutturazione sono tutti riconducibili ad una architettura Bioclimatica, sopratutto lo studio degli orientamenti condizionati dal percorso giornaliero del sole. |
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In fase di trasformazione |
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In fase di trasformazione |
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Per il prospetto principale, formante l’argine del torrente Terzolle, si è adottata una lettura tipicamente “fiorentina”, con gli stessi richiami lacustri delle abitazioni cittadine intorno al Ponte Vecchio. |
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Il prospetto tergale è il risultato di una commistione fra architettura e pittura, con un forte richiamo alla pittura di Salvador Dalì e alla sua "fabbrica". |
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In fase di trasformazione |
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In fase di trasformazione |
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Il "pieno" del classico prospetto murario, è stato sostituito dal “vuoto” fisico della loggia che corre lungo tutto il prospetto. Questa fisicità “muraria” mancante ha segnato un invito naturale al giardino, ad affacciarsi sin dentro l’intera struttura architettonica, e la parete che segna il confine fisico fra il “dentro” ed il “fuori”, è stata realizzata in acciaio e vetro lasciando trasparire la quotidianità umana in relazione con la natura circostante.
Si sono volute abbattere le barriere fisiche fra interno e intorno, più propriamente il verde della natura, creando un invito fisico e quindi visivo, al contesto naturale.
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